Bar Quotes

"Always do sober what you said you'd do drunk. That will teach you to keep your mouth shut."
Ernest Hemmingway

"I feel sorry for people who don't drink. When they wake up in the morning, that's as good as they're going to feel all day.”
Frank Sinatra

To alcohol... The cause of, and solution to, all of life's problems.”
Homer Simpson

sabato 27 luglio 2013

molecular gastronomy

Here are some of my new creations of molecular  gastronomy....hope you'll like it!!!



Molecular tzatziki with cucumber wheel



Reconstructed tomato soup - rocket salad - garlic foam

martedì 8 gennaio 2013

Cocktail Light

Ciao come state???
Oramai le vacanze sono finite e siamo tornati tutti ( diciamo i piu' fortunati in questo periodo di crisi) al lavoro. E molti di noi si sono accorti di aver esagerato con cene e cenoni, panettoni assortiti e vino-spumante-amaro-limoncello-grappa-party-sbornia-birra-vino-spumante-amaro-...-...-...  appesantiti e vogliosi di ritornare in forma. Quanti di noi hanno giurato di non voler piu' bere o perlomeno scritto nella lista nuovi-propositi-anno2013 di ridurre la quantita' di alcool assunta?
E cosa fare alla prima chiamata del nostro nuovo amico/a conosciuto alla festa del 31 che ci invita ad andare a bere qualcosa??? Come possiamo rifiutare??? E se fosse l'amore della nostra vita???
E come dire di no agli amici che ci invitano a fare l'aperitivo in centro???
Come possiamo dire di no all'alcool senza compromettere la nostra vita sociale???
Come conciliare le due cose allo stesso tempo???
Una soluzione esiste e non e' niente male...
Non disperate amici, nulla e' perduto.


Cocktail Leopard

100g ananas fresco
1 grappolo di uva bianca (10-12 acini)
mezza mela golden delicious
1 frutto della passione
mezzo kiwi
75ml acqua Perrier
5ml succo di limone

Centrifugare tutta la frutta, versare in un bicchiere con ghiaccio tritato e aggiungere l'acqua mescolata con il succo di limone. Avrete cosi un drink leggero e rinfrescante che aiuta la diuresi, con pochissime calorie (solo 120) ma dal gusto dolce e adatto a qualsiasi ora della giornata.
Nel mio locale usiamo una centrifuga PHILIPS - HR1858/90 Nero, molto pratica ed affidabile.



Leggete cosa ci racconta l'amico Stefano Nincevich di BARGIORNALE


La rivincita dei cocktail leggeri

Smoothie e lassi, sparkling e sparkling light, vergini ed energizzanti. Spesso sottovalutati dai barman, i drink poco alcolici piacciono sempre di più



La famiglia dei coktail leggeri
Pochi conoscono i cocktail leggeri, tanto meno le caratteristiche, per questo è tempo di restituirgli dignità. In fondo parliamo di primi attori della mixability, mica briscole. Nella grande famiglia ci sono tipi di ogni genere: dai mix con gelato (Ice cream drinks) ai drink profumati con spezie ed erbe aromatiche, dai wine cocktail ai frullati, dalle specialità più piccanti a quelle più innocenti come smoothie e lassi. Ad accomunarli una base alcolica leggera (o inesistente) e un'alchimia di sapori che regge il confronto con quella dei drink più robusti. Chiamiamoli allora per nome e per cognome, invece di relegarli agli angoli bui della drink list come succede nel 99% dei cocktail bar. Otterremo un sorriso da chi ama bere leggero. Cattureremo le simpatie di chi vuole stare in forma, di chi per motivi religiosi non beve alcolici e di chi, più in generale, non ama le miscele rinforzate. Specie adesso, in un momento di leggi proibizioniste e di etichette anti-alcol, di baristi tutti maligni e clienti tutti beoni, di denunce e caccia agli untori. Visto che bisogna attrezzarsi ecco alcune alternative ai Cuba, Negroni e agli altri soliti noti. Prima di iniziare occorre fare alcune precisazioni tecniche. 

Le varietà
Dopo queste dovute sottolineature passiamo agli esempi pratici. Nella categoria dei cocktail leggeri rientrano gli sparkling, sia quelli tradizionali a base di spumante, prosecco o Champagne, sia i nuovi light sparkling, ovvero i drink analcolici colmati con soda o minerali molto effervescenti. La forbice spazia dunque dai classici Bellini, Rossini, Mimosa, Spritz, Kir (anche nelle versioni Royal o Imperial) alle versioni analcoliche di noti drink. Nel primo caso si tratta di cocktail a basso tenore alcolico come il fruttato Garibaldi (3/10 Campari, 7/10 di spremuta d'arancia) o il dissetante John Collins (3/10 gin, 2/10 di succo di limone, 4/10 di soda e un decimo di sciroppo di zucchero). Nell'altro caso parliamo di rivisitazioni sobrie tout court. Per esempio per realizzare un “Cuba Libre” analcolico, basta pestare il succo di un lime con zucchero, aggiungere ghiaccio a cubetti in abbondanza, cola, qualche goccia di Angostura e infine completare con una spruzzata di seltz. Si può “disarmare” anche il “Mojito”, sostituendo la base alcolica con sciroppo di menta bianca e minerale effervescente. Per dare aromi e profumi insoliti ai light sparkling è possibile giocare anche con erbe e spezie. Nella drink list del Tearose di Monza, per esempio, spiccano due sodati aromatici e dissetanti. Il Tearose Lemonade si prepara con zenzero grattugiato, lemon grass sminuzzato e succo di limone. Si colma il tumbler alto con ghiaccio tritato e si completa con acqua gassata. Altro drink interessante, proposto nel tumbler basso, è il Passion Rose, realizzato con nettare di frutto della passione, succo di pompelmo, essenza di violetta, sweet & sour e soda.

I Virgin drinks
Nella categoria dei drink leggeri rientra anche l'antica stirpe degli analcolici virgin drinks. Se la vostra conoscenza dei drink vergini è limitata allo Shirley Temple - di base un bicchiere di ginger ale con uno spruzzo di granatina creato in onore della celebre baby diva - è tempo di scoprire cocktail più maturi e intriganti, sia per quanto riguarda il gusto sia per l'aspetto. I Virgin drinks, non sono altro che la variante analcolica di grandi classici. Per esempio un Sex on the beach, in versione analcolica, si può preparare miscelando due once di succo di cranberry, due di succo d'ananas o di succo d'arancia e un'oncia di succo di pera. Otterremo così un miscelato dal sapore simile all'originale, ma a prova di etilometro. Tra le opzioni possibili ci sono anche il Virgin Mary, un Bloody Mary analcolico (succo di pomodoro, Tabasco, Worchester e altre spezie a piacere), il Virgin Bellini (2 once di succo di pesca, gocce di sciroppo di granatina e 2 once di soda) e il Virgin Piña Colada, che si ottiene frullando ad alta velocità 7 once di succo di ananas con 2 once di crema di cocco e ghiaccio spezzettato. Si può trasformare in un eccellente analcolico persino un classico da coppetta come il Manhattan (3/10 vermouth e 7/10 Rye Whisky). La sua versione light si prepara con 6 cl di succo di cranberry, 6 cl di succo d'arancia e qualche goccia di succo di ciliegia e di limone.

Gli strumenti di centrifuga
Per preparare miscele morbide come le coladas, gli smoothie (drink salutari con frutta e verdura) è necessario attrezzarsi con un frullatore elettrico a più velocità (per drink a base di crema di latte e a base d'uovo) e di una centrifuga che permetta di separare la polpa di frutta e ortaggi dalla buccia e dalle fibre. Altro strumento utile è il muddler, indispensabile per pestare erbe aromatiche, spezie, ma anche... integratori alimentari in compresse. Al Nottingham Forest di Milano il menu ha un'intera sezione dedicata a drink con ricostituenti vitaminici, rivitalizzanti, eccitanti. C'è il Kojak (rinforzante per capelli) che si prepara pestando nel mortaio una capsula di Bioscalin da aggiungere, come polvere magica, a un drink composto da papaia frullata e succo d'ananas. Altra specialità è l'Ilona (indovinate la funzione), mix composto da 2-3 fettine di zenzero, 3/10 di succo di carota, 3/10 di lime, 3/10 di succo d'arancia e un 1/10 di zucchero liquido. Meno eccitante ma altrettanto tonico è Shogun, composto da un cucchiaino di estratto liquido di ginseng e 3 parti uguali di succo di pompelmo, kiwi e ananas.

Il ramo dei dietetici
I drink energetici sono parenti stretti dei mix dietetici, una famiglia di cocktail nata di recente in funzione dei nuovi stili di vita e abitudini alimentari. Il cocktail dietetico si differenzia dai suoi cugini perché deve sottostare a regole precise come l'assenza di alcol, di zucchero o di sciroppo e la sola presenza di frutta fresca, verdura e acqua. Il contenuto alcolico della bevanda non deve superare le 100 calorie e il soft drink deve contenere cento grammi di verdura (o frutta) e almeno un ingrediente solido. Le decorazioni, come vuole la regola generale, devono essere commestibili e in armonia con gli ingredienti del drink. Campione di questa specialità è stato il maestro del bartending light Tony Guida del Royal Park Evian (Francia) che, a fine anni '80, ha lavorato con un'équipe di dietologi. Al suo famoso hotel sul lago Lemano ha lasciato in eredità decine di mix dietetici, che rientrano nei rigidi parametri stabiliti dal maestro, che prevedevano tra l'altro di utilizzare solo frutta e verdura di stagione. Visto il periodo invernale abbiamo estratto dal suo cilindro (il libro Les Cocktails du bien-être, edito dalla francese Hermé) Mangalanti, un drink a zero calorie. Per prepararlo centrifugare 100 ml di pompelmo, versare in un highball, aggiungere un Sanbittèr e completare con ghiaccio a cubetti.

lunedì 31 dicembre 2012

HAPPY NEW YEAR








Happy New Year to all of you

It's been an incredible year and I would like to thank you for following this space and for the support given me. I wish you all the best and good luck for another year together.
Salute!!!





giovedì 27 dicembre 2012

Waiter's friend


The origin of the corkscrew is unknown but it is generally believed that the idea came from the "worm" or "screw" on a ramrod or cleaning rod, used either to extract the charge from a gun or clean it. The first known references and models date from the middle of the XVIIth century when the corkscrew was used primarily for extracting the corks from bottles containing wine, cider or beer.In the second half of the XVIIth century, the English started to mature their imported wine in bottles rather than casks (the practice of the time in the wine producing regions being to store wine in casks and draw off the required amount for consumption in jugs).
Glass bottles were just beginning to be manufactured industrially and the shape rapidly changed from the bulbous onion shape to a cylindrical shape (similar to the modern bottle), which allowed bottles to be laid on their sides for storage.
This meant that the wine stayed in contact with the cork and therefore the latter did not dry out.
The sides of the bottle necks became parallel requiring a cylindrical cork, this being compressed before insertion into the bottle to ensure a close fit.
Hence the need for a cork extractor, "bottlescrue" or corkscrew.
The first corkscrews were almost certainly English, although the oldest one in the museum is French, dating from the end of the XVIIth century.
The very first corkscrews were simple instruments, normally in the shape of a "T", the only problem being the physical force required to pull the cork.
Until the introduction of commercial factories in the late XIXth and early XXth century all corkscrews were made by blacksmiths and jewellers. They were the only people with the metalworking skills needed to make articles from metal. The best blacksmiths were indeed craftsmen as is clear from the items they made.
With the arrival of the Industrial Revolution and the increased use of machines for working metals, manufacturers began to apply themselves to the problems of easing the task of drawing a cork from a bottle.


Waiter's Corkscrew - Single Lever Corkscrews





German Carl Wienke invented a single lever waiter's type corkscrew called the 'Butler's Friend'. Wienke was granted a German patent (Lever Corkscrew Patent DRP 20815) on May 26, 1882. He was granted a British patent (Improvement in Lever Corkscrews No. 2,022) on April 20, 1883 and a French patent (No. 155314) on May 7, 1883.

The patent drawing on the right illustrates Wienke's American patent (No. 283,731) granted on August 21, 1883. Wienke's corkscrew design is still in common use today. The corkscrew was nicknamed the 'Waiter's Friend' or 'Butler's Friend' because it could easily remove and easily replace a cork.


Double Winged Lever Corkscrews

The double winged lever design is another common corkscrew design found in households today. The first double lever can be traced to H.S. Heeley, who was granted a British patent (No. 6,006) on April 23, 1888. Heeley's corkscrew was called the A1 Heeley Double Lever; it used pivoting links to "gain an improvement in mechanical advantage to pull a cork".

The first double winged lever patented in North America was created by the Italian designer, Dominick Rosati (see illustration below). Rosati was granted a U.S. patent (No. 1,753,026) on April 1, 1930 and a Canadian patent (No. 306,030) on November 25, 1930.




The Walker Bell


The Walker Bell corkscrew was patented in 1893 by Edwin Walker, an American designer. A simple self-pulling corkscrew that incorporated a bell shape, the Walker Bell was often used for promotional messages. The bell shape rested on the bottle top and as the corkscrew was turned the cork was pulled inside the bell. Edwin Walker's first bells were manufactured by E.S.M. Co. of Erie, Pennsylvania in the early 1890's. Walker also patented a method for making corkscrews in 1912.

The patent drawings to the left and below illustrates a Walker design for a combination corkscrew/bottle opener. (U.S. Pat No. 647775 - granted on April 17, 1900)



domenica 23 dicembre 2012

Sabrage




Sabrage is a technique for opening
a champagne bottle with a sabre, used for
ceremonial occasions. The saber is slid along
the body of the bottle toward the neck. The
force of the blade hitting the lip breaks the
glass to separate the collar from the neck of
the bottle. The cork and collar remain together
after separating from the neck.





  • Take a chilled bottle of champagne, not ice cold but suitable for drinking. The ideal temperature is around 37°F or 3°C
  • Carefully remove the wire around the cork. If the champagne has been properly chilled, the cork will remain in the bottle.
  • Find one of the two seams along the side of the bottle. At the same time, you can remove the foil which will impede the sliding movement of the sabre. When you are an experienced sabreur, this will not be necessary.
  • With your arm extended, hold the bottle firmly by placing the thumb inside the punt at the base of the 
    bottle. Make sure the neck is pointing up – around 30° from horizontal. Make sure no one is in your line of fire.
  • Calmly lay the sabre flat along the seam of the bottle with the sharp 
    edge ready to slide firmly against the annulus at the top. 
  • Your firm sliding of the sabre against this ring is aided by the internal pressure of the bottle, so that the cork flies dramatically away. This leaves a neat cut on the neck of the bottle and the champagne is ready to be enjoyed.






Champagne! In victory one deserves it.
 In defeat one needs it. 
- Napoleon -

This technique became popular in France when
the army of Napoleon visited many of the
aristocrat domains. It was just after the French
revolution and the saber was the weapon of
choice of Napoleon's fearsome cavalry. Napoleon's spectacular victories across
all Europe gave them plenty of reason to
celebrate. During these parties the cavalry would
open the Champagne with their sabers. Napoleon
probably encouraged this and is known to have
said: "Champagne! In victory one deserves it; in
defeat one needs it."

But there are many stories about
this tradition. 
One of the more spirited tales is
that of Madame Clicquot, who had inherited her
husband's small Champagne house at the age of
27. She used to entertain Napoleon's officers in
her vineyard and as they rode off in the early
morning with their complimentary bottle of
Champagne, they would open it with their saber
to impress the rich young widow.




venerdì 21 dicembre 2012

Santa Claus and Coca-Cola

Santa Claus is believed to have been inspired by a 4th century Greek Christian bishop, Saint Nicholas of Myra. Saint Nicholas became known for his gifts to the poor. Early artists impressions portray him as a bearded man in canonical robes. 


In more recent times, Saint Nicholas and Sinterklass (the Dutch Saint Nicholas) merged with the British idea of Father Christmas to become Santa Claus. In the seventeenth century Father Christmas appeared wearing a long green fur-lined robe and delivered good cheer and spirit of Christmas.

It's widely believed that today's Santa wears a red suit because that’s the colour associated with Coca‑Cola, but this isn’t the case. Before the Coca-Cola-Santa was even created, St Nick had appeared in numerous illustrations and written descriptions wearing a scarlet coat.
However, it is true that Coca‑Cola advertising played a big role in shaping the jolly, rotund character we know today.




The Santa Claus we all know and love — that big, jolly man in the red suit with a white beard — didn’t always look that way. In fact, many people are surprised to learn that prior to 1931, Santa was depicted as everything from a tall gaunt man to a spooky-looking elf. 



In fact, when Civil War cartoonist Thomas Nast drew Santa Claus for Harper's Weekly in 1862, Santa was a small elflike figure who supported the Union. Nast continued to draw Santa for 30 years, changing the color of his coat from tan to the red he’s known for today.


The Coca-Cola Company began its Christmas advertising in the 1920s with shopping-related ads in magazines like The Saturday Evening Post. The first Santa ads used a strict-looking Claus, in the vein of Thomas Nast.
In 1930, artist Fred Mizen painted a department-store Santa in a crowd drinking a bottle of Coke. The ad featured the world's largest soda fountain, which was located in the department store Famous Barr Co. in St. Louis, Mo. Mizen's painting was used in print ads that Christmas season, appearing in The Saturday Evening Post in December 1930.
In 1931 the company began placing Coca-Cola ads in popular magazines. Archie Lee, the D'Arcy Advertising Agency executive working with The Coca-Cola Company, wanted the campaign to show a wholesome Santa who was both realistic and symbolic. So Coca-Colacommissioned Michigan-born illustrator Haddon Sundblom to develop advertising images using Santa Claus — showing Santa himself, not a man dressed as Santa.


From 1931 to 1964, Coca-Cola advertising showed Santa delivering toys (and playing with them!), pausing to read a letter and enjoy a Coke, visiting with the children who stayed up to greet him.The original oil paintings Sundblom created were adapted for Coca-Cola advertising in magazines and on store displays, billboards, posters, calendars and plush dolls. Many of those items today are popular collectibles.
Sundblom created his final version of Santa Claus in 1964, but for several decades to follow,Coca-Cola advertising featured images of Santa based on Sundblom’s original works. These paintings are some of the most prized pieces in the art collection in the company’s archives department and have been on exhibit around the world, in famous locales including the Louvre in Paris. Many of the original paintings can be seen on display at World of Coca-Cola in Atlanta.
In the beginning, Sundblom painted the image of Santa using a live model — his friend Lou Prentiss, a retired salesman. When Prentiss passed away, Sundblom used himself as a model, painting while looking into a mirror. Finally, he began relying on photographs to create the image of St. Nick.
People loved the Coca-Cola Santa images and paid such close attention to them that when anything changed, they sent letters to The Coca-Cola Company. One year, Santa's large belt was backwards (perhaps because Sundblom was painting via a mirror). Another year, Santa Claus appeared without a wedding ring, causing fans to write asking what happened to Mrs. Claus.







The Coca‑Cola Christmas trucks were first created in 1995 by agency W.B. Doner for the company’s new seasonal advertising campaign. Known as ‘Christmas Caravans’, the illuminated vehicles were made even more enchanting with special effects by the world-famous Industrial Light and Magic – who had previously worked on Star Wars and Raiders of the Lost Ark.
Images of the Coca-Cola-Santa by artist Haddon Sundblom decorate the sides of the trucks. Just before the ad ends, the Santa on the back of the final truck raises his bottle of Coca‑Cola in a holiday toast.







Merry Xmas and Happy New Year to all of You





coca-cola.it
coca-colacompany.com



giovedì 20 dicembre 2012

Dall'Americano al Negroni




L'Americano


Un cocktail tanto Italiano non poteva che chiamarsi Americano. I suoi ingredienti, infatti, sono il Bitter Campari di origine milanese e il Vermouth rosso proveniente da Torino. Per questo motivo nel capoluogo lombardo c’è anche chi lo chiama Milano-Torino. Eppure da dove deriva il nome di questo celebre aperitivo? Ed è giusto parlare di celebrità proprio perchè è stato menzionato e scelto da James Bond in Casinò Royale e Bersaglio Mobile, oltre che comparso più volte nel recente film The Tourist. Si pensa che a inizio secolo, presumibilmente negli anni ’30, molti baristi, presi anch’essi dalla voglia di copiare gli americani, hanno creato questo drink seguendo la moda d’oltreoceano. Da precisare, infatti che anche il nome della tecnica di preparazione, Build, è di origine straniera: significa “costruire” direttamente nel bicchiere. A quasi un secolo dalla nascita, oggi l’Americano è uno dei cocktail più conosciuti e bevuti soprattutto prima dei pasti.
Gli ingredienti: Vermouth Rosso, Campari Bitter, soda (o seltz).
Istruzioni per la preparazione:
  • Si prende un bicchiere che può essere di tipo Juice, Tumbler o Highball, e lo si riempe di ghiaccio;
  • Si versa una quantità uguale di Vermouth Rosso e di Campari;
  • si aggiunge della soda miscelando leggermente e con cura. A discrezione del cliente si       può aggiungere più o meno soda;
  • Sul bordo del bicchiere si posizione una piccola fetta di arancia (ricetta originale) o di limone;
  • Alcuni prediligono aggiungere anche una scorzetta di limone all’interno del coktail.
L’Americano ha un gusto fresco e deciso. Può essere bevuto anche come drink post cena nella variante con più soda. Non essendo di alta gradazione come il suo “parente” Negroni, che in più ha il Gin, l’Americano si gusta piacevolmente e fa sempre una buona figura.

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Il Negroni

Il cocktail Negroni risale agli anni '20.
Siamo a Firenze, per la precisione al Caffè CASONI, luogo storico di ritrovo dell'aristocrazia gigliofiorita. Il barman Fosco SCARSELLI è abituato a servire al noto ed apprezzato conte Camillo NEGRONI il solito Americano, drink col quale il bel mondo dell'epoca, e il conte Negroni, erano soliti iniziare le serate. Per fare l'Americano cocktail all'epoca si usava il Carpano o il Cinzano, poiché il Martini non era ancora il mito che è nei nostri giorni e di Bitter, quello sì che era il Campari! E pensate che l'Americano viene addirittura allungato con uno spruzzo si selz!

Al Conte Negroni, fiero ed incallito bevitore, che da oltre ventanni iniziava le serate con un drink, questa bevanda marroncina cominciava a non garbare più: troppo delicato! Il conte, da buon uomo di mondo, propose al barman di rafforzare l'aperitivo, tanto togliendo il selz poi aggiungendo qualcosa; alla fine aggiunsero del gin, liquore che il Negroni aveva scoperto nei suoi viaggi a Londra.

Il nuovo aperitivo piacque molto al conte, e molto anche ai modaioli avventori del mondano Caffè Cassoni che cominciarono a chiedere l'Americano alla maniera del Conte Negroni, e poi definitivamente e semplicemente un Negroni!
Il barman, durante una gara internazionale presentò il nuovo cocktail chiamandolo in onore del conte, Negroni.

Ricetta Negroni

Bicchiere : Old fashion
Ingredienti :
3/10 di Vermouth rosso Martini
3/10 di Campari
3/10 di Gin (inglese)

Preparazione :
Mettete del ghiaccio nel bicchiere e dosate bene in ordine i liquori. Se avete poca dimestichezza nel dividere visivamente il bicchiere in dieci parti usate il bicchierino dosatore.
Mescolate delicatamente e servite con una fettina di arancia tagliata a mezza luna.


Negroni Sbagliato

Il Negroni sbagliato è un aperitivo creato nel Bar Basso di Milano negli anni sessanta dal bartender Mirko Stocchetto e in genere chiamato semplicemente Sbagliato.

Differisce dal classico Negroni fiorentino per la presenza dello spumante brut, che sostituisce il Gin. Il drink diventa così più leggero grazie alla minore presenza alcolica.